News

Comunicato Stampa – Centro DCA Ospedale di Lanzo: il punto a sei mesi dall’apertura.

Centro DCA Ospedale di Lanzo: il punto a sei mesi dall’apertura.

Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare dell’Ospedale di Lanzo: facciamo il punto a sei mesi dall’apertura, in occasione dell’adesione alla Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla

Il Centro aziendale per la prevenzione e la cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare dell’Ospedale di Lanzo è operativo dallo scorso 22 settembre e ora, a circa sei mesi
dall’apertura, in occasione dell’adesione alla Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, facciamo il punto sull’attività svolta.

adminComunicato Stampa – Centro DCA Ospedale di Lanzo: il punto a sei mesi dall’apertura.
read more

Castedduonline – I genitori di Claudia: “Morta di malasanità, qualcuno dovrà pagare”.

La vera storia di Claudia, la ragazza cagliaritana morta di anoressia, raccontata dai genitori: “Un calvario per cercare di curarla, in Sardegna nessuna struttura. E Ryanair l’ha umiliata facendola viaggiare in barella al centro dell’aereo. Trattati peggio degli animali”

La morte di Claudia per anoressia ha destato grande commozione a Cagliari e in tutta Italia. Sui social sono arrivati centinaia di messaggi d’affetto e di solidarietà verso una ragazza che è andata via troppo presto. Giancarlo Piredda e Paola Farci, genitori della ragazza, ancora distrutti dal dolore, hanno deciso di parlare e di descrivere la loro tragica storia. In ogni angolo della casa di San Benedetto è ancora presente l’immagine di Claudia ed emerge immediatamente dai loro racconti il lungo calvario che hanno dovuto affrontare per cercare di curare e salvare la propria figlia prima dalla bulimia e poi dall’anoressia. Il caso di Claudia è diventato un esempio simbolo per le tante persone che devono convivere con la malattia. Claudia aveva compiuto 27 anni lo scorso 24 settembre. La sua vita si è spezzata in una fredda mattina d’inverno. Alle 11,50 del 23 gennaio il suo cuore ha cessato di battere. Il suo corpo non reagiva più alle medicine. C’è  grande rabbia e tanta sofferenza nei volti dei genitori che si sono sentiti traditi dalle istituzioni e dalle strutture sanitarie inesistenti e inadeguate in Sardegna. “La morte di Claudia deve servire da monito a tutte le persone che si scontrano con la malasanità e con il muro di gomma che certe persone incompetenti innalzano in casi come questi. Non sappiamo di chi siano le responsabilità della morte di nostra figlia, ma sappiamo che molte cose non hanno funzionato. Chi ha sbagliato deve pagare e la sua coscienza non si potrà liberare facilmente di quanto è accaduto. Noi ci batteremo per scoprire la verità e per sapere come sono andate le cose. Non possiamo permettere che il suo caso si possa ripetere e non possiamo accettare che una ragazza possa morire di anoressia. Claudia non ce la restituirà nessuno ma vogliamo solo che venga fatta giustizia. Quello che abbiamo vissuto non dovrà accadere mai più”.

Chi era Claudia? Come ha vissuto la sua malattia?

Claudia era una ragazza timida ma socievole, buona e ha avuto un’infanzia tranquilla. Ha frequentato le scuole elementari di Sant’Alenixedda,  poi con le sue compagne d’infanzia le medie al Cima. Le superiori le aveva iniziate all’Istituto Magistrale di via Carboni Boi. A 16 anni, dopo appena due anni di liceo, erano comparsi i primi sintomi della bulimia. L’inizio del suo dramma è iniziato molto presto. A 12 anni era già arrivato il diabete. Una malattia che lei non ha mai accettato perché si sentiva diversa dalle altre sue amiche. La condizionava molto il doversi privare di tutto quello che un’adolescente vive a quell’età. Era costretta a fare 5 volte al giorno l’insulina perché era scompensata. Ci eravamo rivolti al centro pediatrico del Brotzu che l’aveva presa in cura.

Quali sono stati i primi sintomi della bulimia? Come vi siete accorti che qualcosa non stava procedendo per il verso giusto?

Quando claudia aveva 16 anni la diabetologa che la seguiva ci aveva suggerito di portarla dall’unico psichiatra che operava in Sardegna al Centro di salute mentale di viale Bonaria. In quegli anni la malattia era ancora poco diffusa e poco conosciuta.

Cosa è accaduto dopo?

Il medico ha confermato che Claudia aveva un disturbo sull’alimentazione e ci aveva indicato di portarla ogni 15 giorni per i controlli. Le aveva ordinato una pastiglia, “il Zolof”. Il rapporto tra il medico e nostra figlia non ha avuto un grande successo. Non è mai entrato in sintonia con la ragazza al punto tale che Claudia si rifiutava di andarci e di curarsi. Alcune sue frasi inopportune sullo stato fisico lo avevano allontanato definitivamente.

Quali sono state le conseguenze che Claudia ha dovuto affrontare?

Dopo circa due anni Claudia passava da uno stato di gonfiore ad uno stato di presunta normalità. In quel periodo erano sbocciate le sue prime storie d’amore e aveva smesso di giocare a pallavolo. A 14 anni il diabete l’aveva distrutta in una fase della crescita fondamentale e importante.

Come siete intervenuti e come mai il centro di salute mentale non vi ha affiancato uno psicologo e un nutrizionista?

Non potevamo sapere che fosse necessario. Noi ce lo siamo chiesti dopo ma forse quando era troppo tardi. Ci siamo rivolti all’unico che trattava la malattia e ci siamo fidati. In quel periodo nostra figlia si era ripresa forse anche grazie alle sue amicizie e ai primi amori come succede a tutte le ragazze della sua età.La situazione di Claudia è cambiata in negativo dopo l’ultima storia d’amore vissuta con un ragazzo che l’aveva lasciata da un giorno all’altro e per il quale aveva sofferto tantissimo. Da quel momento Claudia è cambiata, ha iniziato a dimagrire e a rifiutare il cibo. Quando mangiava ci dava le spalle ed era rivolta verso i fornelli forse per nascondere il suo stato e sentirsi libera di sputare quel poco che riusciva ad ingurgitare.Aveva iniziato ad isolarsi e sembrava che la sua testa fosse da qualche altra parte e vivesse un’altra realtà.Ci siamo allarmati e ci siamo rivolti ad una psicologa che ci aveva suggerito di portarla fuori dalla Sardegna e precisamente a Villa Garda.Di fatto è stata una nostra scelta perché ci siamo sentiti soli e abbandonati da tutti. Abbiamo appreso solo oggi dal vostro giornale che in Sardegna esiste un centro specializzato per l’anoressia gestito della dottoressa Manuela Pintor e dal dottor Carlo Ripoli. Nessuno dei medici a cui ci eravamo rivolti ci aveva mai indicato questa soluzione. Caschiamo dalle nuvole. Il nostro dramma era appena iniziato in tutta la sua dimensione.

Villa Garda è stata utile? Quanto tempo è rimasta ricoverata?

Il primo ricovero risale al 2007 ed era durato circa sei mesi. Claudia era passata da 37 a 48 chili.Dopo il rientro a Cagliari però è iniziato il suo declino. Non voleva andare più da nessuna parte e rifiutava ogni cura. Pensava di riuscire ad uscirne da sola e con l’aiuto dei suoi amici. Non sapevamo più cosa fare. In nostro soccorso sembrava fosse arrivato un diabetologo del S.S. Trinità. Ci aveva indicato di rivolgerci a “certi” psicologi. Eravamo in una situazione pazzesca,ormai allo sbando, e il tutto aveva minato la nostra serenità familiare e messo in discussione i rapporti tra noi. Un vero e proprio calvario che ci è costato lacrime e sangue. In quel periodo abbiamo speso cifre improponibili ed eravamo nelle mani di gente senza scrupoli. Siamo arrivati ad un punto di esasperazione totale e non sapevamo più cosa fare e a chi rivolgerci.

Siete rimasti prigionieri di una sanità impreparata ad affrontare il problema anoressia? Cosa resta di questa tragica esperienza?

Eravamo nelle mani di dilettanti. Alla fine dopo aver capito le logiche che li guidava abbiamo mollato quei medici ma la vera vittima di tutto questo caos era Claudia. Non si vedevamo segni di miglioramento. Nostra figlia aveva smesso di reagire e sembrava essersi arresa. Non conduceva più una vita normale per la sua età. Non aveva molta voglia di uscire,era sempre in casa e rifiutava la vita. Nel 2012 dopo la morte della nonna che viveva con noi, la situazione rischiava di precipitare. Ci siamo rivolti a due centri specializzati per tentare ogni possibile soluzione. Uno era a Vercelli e l’altro a Vicenza, a Villa Margherita. Claudia in quel periodo stava già abbastanza male e non voleva essere ricoverata, rifiutava le cure e non potevamo obbligarla perché ormai era maggiorenne. Un dramma senza fine. Eravamo soli e disperati, per Claudia eravamo l’unico punto di riferimento. La mamma era diventata la sua migliore amica. Si appoggiava solo alla nostra famiglia e a Giulia, l’unica con cui dialogava e le stava vicina.

Nel 2012 la situazione è peggiorata?

Le si gonfiavano le gambe, era dimagrita tantissimo e si era ridotta a pesare 32 chili. In quel periodo non eravamo stati supportati da nessuno. Eravamo costretti a rivolgerci molto spesso alle strutture pubbliche.Le risposte che ci davano al Brotzu e al SS.Trinità erano disarmanti: “Non è qui che la dovete portare”. Rifiuti su rifiuti che avevano minato la nostra stabilità e avevano distrutto le nostre poche certezze. Solo lo scorso anno la situazione era rimasta stabile. Claudia pesava sllo 30 chili e la seguiva solo il diabetologo. Era l’unico che ci aiutava anche se aveva invaso in modo devastate la nostra sfera familiare.

Come siete arrivati ad Arezzo?

Dopo aver visto un programma televisivo abbiamo deciso di tentare un’altra strada. Avevamo contattato il Centro riabilitativo per l’anoressia, “L’Auryn”. In quella struttura le pazienti cucinavano quello che mangiavano. A Claudia era piaciuta l’idea e aveva deciso di partire. Sembrava ci fossero miglioramenti ma a settembre la situazione è precipitata. Claudia aveva iniziato a gonfiarsi fino al  bacino. Il suo corpo si era trasformato e camminava con fatica. Era stata portata spesso al pronto soccorso e i suoi valori sembravano stabili. Il dramma che l’ha portata alla morte è iniziato il 14 ottobre giorno in cui è stata ricoverata d’urgenza al San Donato prima in Nefrologia e poi in medicina generale. Analisi di tutti i tipi, liquidi di contrasto, tac , ecografie e valori alle stelle che in poche ore hanno minato il corpo di Claudia che versava in condizioni quasi disperate. Ci dissero di  tornare a Cagliari e di ricoverarla al Brotzu perché non riuscivano a cavarne niente. Sono state ore drammatiche. Un viaggio in aereo che si è trasformato in un’odissea perché Ryanair si rifiutava di imbarcare mia figlia che è poi finita in barella e al centro dell’aereo per l’intervento della Polfer. Un’umiliazione per lei e per noi che non dimenticherò mai. Trattati peggio degli animali.

Al Brotzu Claudia ha cessato di vivere. Come intendete procedere nei prossimi giorni?

Non doveva finire così. Qualcuno ha sbagliato e dovrà pagare per questo. Stiamo raccogliendo le cartelle cliniche e cercheremo di fare chiarezza su quanto è accaduto. Claudia non ce l’ha fatta ma la sua morte non sarà inutile. Non dobbiamo permettere che quello che abbiamo dovuto sopportare noi lo possano vivere altre persone. Il sistema metabolico non funzionava più e la situazione è precipitata senza una motivazione logica. Il suo corpo non reagiva più e il calvario è finito dopo una settimana. Claudia è morta il 23 gennaio alle 11,50 ma non c’era più e ogni cura era diventata inutile.

adminCastedduonline – I genitori di Claudia: “Morta di malasanità, qualcuno dovrà pagare”.
read more

Rainews.it – Lo psicoterapeuta: l’amore è un ingrediente fondamentale contro anoressia e bulimia.

“Portare un po’ di calore dove c’era tanta desolazione” il consiglio dello psicoterapeuta Giovanni Porta per sconfiggere i disturbi dell’alimentazione

E’ capitato a tutti di usare o di rifiutare il cibo in momenti di stress o in situazioni difficili. Lo psicoterapeuta Giovanni Porta, spiega i fattori a cui prestare attenzione con noi stessi e con i nostri figli.   “È difficile descrivere in maniera generale i fattori che facilitano l’insorgere dei disturbi del comportamento alimentare – afferma Porta – Il primo, e il più ampiamente analizzato, riguarda la famiglia di origine. Non a caso, il periodo con l’insorgenza maggiore di anoressia, bulimia e abbuffate incontrollate (binge eating) si ha in età adolescenziale, momento in cui il rapporto con la famiglia conosce una profonda trasformazione, che spesso mette in evidenza difficoltà di relazione preesistenti”.   Il più necessario dei nutrimenti è l’amore “Ci sono famiglie in cui ai figli viene a mancare il più necessario dei nutrimenti: l’amore – spiega lo psicoterapeuta – Questo può avvenire per ragioni che hanno a che fare con problematiche personali non risolte dai genitori. I figli sviluppano e si abituano a convivere con un profondo senso di solitudine, quasi un’impossibilità a sentirsi visti e riconosciuti, e può capitare che alcuni cerchino di controllare in maniera ossessiva il proprio corpo per avere un illusorio senso di padronanza di fronte a una realtà verso la quale si sentono impotenti, o almeno incapaci di ottenere ciò che a loro interessa davvero”.   Il cibo può essere visto dagli adolescenti come un nemico che rovina la bellezza Ma le difficoltà nel rapporto con la famiglia di origine, naturalmente, non sono l’unica causa scatenante.“L’adolescenza è un periodo estremamente delicato nella vita di una persona – continua lo specialista – durante il quale il corpo di ognuno subisce profonde trasformazioni e le relazioni si complicano. È il momento in cui per la prima volta si inizia ad avere a che fare con erotismo e sessualità, e il desiderio di piacere a potenziali partner diventa più pressante. Il cibo può essere il luogo dentro il quale nascondersi e con il quale consolarsi (come nel caso delle abbuffate incontrollate) oppure qualcosa da evitare con attenzione: un nemico che rovina la nostra bellezza”.   Le cause dei disturbi alimentari Durante l’adolescenza è “elevata la paura del giudizio – sottolinea Porta – la difficoltà di adattarsi alle prime, a volte feroci forme di competizione tra coetanei, timidezza, problemi relazionali, difficoltà a convivere con la frustrazione, rigidità, scarsa autostima ecc. sono tutti fattori personali che possono facilitare l’insorgere di disturbi del comportamento alimentare. Alle volte si inizia per gioco, o come sperimentazione, e ci si trova poi ad avere a che fare con una vera e propria dipendenza”.   Un rapporto malato con il cibo può diventare una dipendenza “Come nelle dipendenze da sostanze stupefacenti, una cattiva abitudine (dimagrire troppo, vomitare, oppure abbuffarsi) – sostiene lo psicoterapeuta – diviene un comportamento di cui non si riesce più a fare a meno. Diviene un modo ‘magico’ per dominare emozioni troppo spiacevoli o per avere l’illusione di controllare situazioni che sfuggono di mano. Ma è una magia di cui prima o poi si paga un conto salato”.   L’arte spesso può aiutare i ragazzi “È importante – ribadisce lo psicologo – che i genitori che si accorgono dell’esistenza di forme di disagio nei propri figli e nelle proprie figlie non facciano finta di niente, ma trovino il modo di parlare con loro, senza condannarli ma anzi interessandosi ai loro vissuti, accompagnandoli magari verso un professionista con il quale valutare se iniziare un percorso d’aiuto. Il primo passo è rivolgersi a uno psicoterapeuta, o a un professionista della nutrizione (medico dietologo o nutrizionista). Meglio non aspettare che la situazione diventi di innegabile gravità per intervenire. In alcuni casi risultano molto efficaci interventi che coinvolgano l’arte, mezzo che permette di esprimersi senza sentire direttamente la pressione del giudizio”.   Cosa nascondono l’anoressia e la bulimia Nell’anoressia, la persona tende a sparire per poter portare all’evidenza di tutti il proprio dolore. È un dolore inascoltato, taciuto, rifiutato dall’intorno familiare e relazionale, che proprio per questo esplode in una patologia molto severa, che mette seriamente a rischio la vita di chi se ne ammala. Nell’anoressia c’è l’illusione che, se si può controllare una pulsione basilare come la fame, allora si può controllare tutto, persino il dolore, persino la disperazione, diventare forti e inattaccabili. Ma ogni tanto il controllo sulla fame ha cedimenti, ed ecco che, nel 75% dei casi, il disturbo anoressico è accompagnato da sintomi bulimici, cioè da abbuffate incontrollabili subito punite dal vomito auto-indotto, dalla rabbia con se stessi, dal senso di colpa. Spesso si crea un’altalena di periodi in cui domina la rinuncia anoressica ed altri in cui domina la fame indomabile bulimica. Un’alternanza di disperazioni espresse con modalità differenti. Perché quello da contattare e da risolvere è il dolore alla base di questi disturbi: la solitudine, l’incomunicabilità, la disperazione di chi non trova di meglio che tentare di controllare il proprio corpo perché la realtà è ingiusta e incontrollabile, tanto che la rabbia diviene una compagna quotidiana indomabile e molto severa, una lente nera attraverso la quale guardare una realtà priva di speranza e di spunti per un positivo cambiamento.   Nell’obesità il grasso si trasforma in una barriera di difesa Anche nell’obesità, come nella bulimia, il cibo diviene una vera e propria dipendenza. Mangiare serve a non sentire temporaneamente il dolore della propria vita, il dolore di non piacersi e non piacere, il dolore di sentirsi soli e non accettabili. Il grasso diviene una barriera con cui difendersi dalle proprie difficoltà, purtroppo, in maniera illusoria.   In tutti questi casi, è fondamentale arrivare alle cause profonde del disagio personale, aiutando la persona a sentire le emozioni ritenute inascoltabili e a immaginare possibilità di cambiamento e miglioramento all’interno della propria vita personale e relazionale. Arrivando a portare un po’ di calore dove c’era solo tanta desolazione. – See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Lo-psicoterapeuta-amore-unico-cibo-contro-anoressia-e-bulimia-4b511b19-e0fb-4d78-be69-e15aba1c4d35.html

adminRainews.it – Lo psicoterapeuta: l’amore è un ingrediente fondamentale contro anoressia e bulimia.
read more

Comunicato Stampa – Ospedale di Lanzo: inaugurato oggi il nuovo Centro aziendale per i DCA.

All’Ospedale di Lanzo inaugurato oggi il nuovo Centro aziendale
per i disturbi del comportamento alimentare

Oggi, all’Ospedale di Lanzo, è stato inaugurato il nuovo Centro aziendale per la prevenzione e la cura dei disturbi del comportamento alimentare, che sarà operativo a partire dal
prossimo lunedì 22 settembre.
Nell’ambito dei disturbi del comportamento alimentare (DCA) rientrano le patologie che riguardano il rapporto tra gli individui e il cibo, come l’anoressia nervosa e la bulimia nervosa
e i disturbi da alimentazione incontrollata (DAI).

adminComunicato Stampa – Ospedale di Lanzo: inaugurato oggi il nuovo Centro aziendale per i DCA.
read more

Reg. Piemonte – Attivato presso Ospedale di Lanzo il Centro aziendale per i DCA.

22/08/2014 Torino: attivato presso l’Ospedale di Lanzo il Centro aziendale per la prevenzione e la cura dei disturbi del comportamento alimentare

Chivasso: Con una delibera dello scorso 5 agosto, la Direzione Generale dell’ASL TO4 ha approvato il progetto dell’Unità multidisciplinare di prevenzione e cura dei disturbi del comportamento alimentare e ha definito l’équipe multidisciplinare che la renderà attiva. Progetto che sarà operativo a partire dal 22 settembre prossimo, al termine dei lavori di adeguamento dei locali destinati all’Unità.

Nell’ambito dei disturbi del comportamento alimentare (DCA) rientrano le patologie che riguardano il rapporto tra gli individui e il cibo, come l’anoressia nervosa e la bulimia nervosa e i disturbi da alimentazione incontrollata (DAI).
I disturbi del comportamento alimentare sono complesse malattie della sfera psichica che portano, chi ne è affetto, a vivere con l’ossessione del cibo, del peso e dell’immagine corporea.

Il peso, tuttavia, non è un marcatore clinico obbligatorio di disturbi del comportamento alimentare, perché anche persone di peso corporeo normale possono essere affette dalla patologia.
Si tratta di disturbi che possono compromettere seriamente la salute di tutti gli organi e apparati del corpo (cardiovascolare, gastrointestinale, endocrino, ematologico, scheletrico, sistema nervoso centrale, dermatologico, ecc.) e portare a morte.

Colpiscono con più frequenza le giovani donne e tendono a essere molto mutevoli, anche nello stesso individuo. L’età di esordio si è abbassata e non è raro ormai trovare forme di disturbi del comportamento alimentare anche tra bambini e pre-adolescenti.
Da “Le Buone Pratiche di cura nei Disturbi del Comportamento Alimentare”, pubblicazione promossa dal Ministero della Salute e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento della Gioventù, uscita nel febbraio 2014, si possono ricavare dati che aiutano a comprendere l’entità del fenomeno.

In Italia, i disturbi del comportamento alimentare coinvolgono circa tre milioni di giovani, di cui il 95,9% donne e il 4,1% uomini.
La letteratura internazionale indica che, rispetto alla popolazione generale, i casi di anoressia nervosa sono compresi tra 1,4 e 2,8% (con valori inferiori riferiti per la popolazione maschile: 0,24%), percentuale che arriva al 4% se si aggiungono anche i disturbi sottosoglia. I casi di bulimia nervosa sono circa il 5% e tutti gli altri disturbi del comportamento alimentare il 6%.
Il numero di nuovi casi in un anno sono 102 per 100.000 abitanti per l’anoressia nervosa e 438 per 100.000 abitanti per la bulimia nervosa. I disturbi bulimici sono in rilevante aumento negli ultimi decenni.

Il numero di decessi in un anno, rispetto a coloro che soffrono di un determinato disturbo del comportamento alimentare, sono i seguenti: per l’anoressia nervosa tra 5,86 e 6,2%, per la bulimia nervosa tra 1,57 e 1,93% e per gli altri disturbi tra 1,81 e 1,92%.
Alcuni studi affermano che la percentuale di utenti che afferiscono ai centri clinici con domanda di cura per disturbi del comportamento alimentare è del 27,5% per anoressia nervosa, 21,5% per bulimia nervosa e 11,4% per gli altri disturbi. Questi dati sono preoccupanti se si considerano il crescente numero di casi e l’elevato tasso di mortalità. Inoltre, circa il 60-70% delle persone con disturbi del comportamento alimentare che si rivolgono ai servizi di salute mentale ottiene risposte terapeutiche aspecifiche e non ottimizzate per la cura e la gestione dei DCA. Senza considerare la difficoltà, spesso, nell’individuare precocemente queste patologie e nel raccordare la domanda di cura e i servizi di assistenza offerti. Da qui il bisogno di creare centri dove la patologia possa essere affrontata in modo appropriato e multidisciplinare.

“Nella nostra Azienda – spiega il Direttore Generale dell’ASL TO4, dottor Flavio Boraso – esisteva già un piccolo gruppo di operatori, costituito da professionisti del Dipartimento di Salute Mentale e della struttura di Dietetica e Nutrizione Clinica, che si occupava con grande impegno e competenza dei disturbi del comportamento alimentare. Ma questi operatori non disponevano di una sede dedicata né di personale di supporto, per cui non esisteva un percorso di cura strutturato per le persone affette dai disturbi in questione”.
“Noi abbiamo voluto investire – continua il dottor Boraso – per creare un vero e proprio Centro aziendale dedicato alla prevenzione e alla cura dei disturbi del comportamento alimentare, perché si tratta di problemi che alterano profondamente la qualità di vita degli interessati, che spesso sono giovani, e delle loro famiglie. Peraltro, nella nostra Regione l’offerta pubblica di servizi per tali patologie non pare sufficiente ad accogliere il fabbisogno espresso, con necessità di ricorrere ai servizi privati ed extra aziendali”.
“Abbiamo assegnato una sede fisica al Centro, presso l’Ospedale di Lanzo, – conclude il dottor Boraso – scelta legata alla tipologia di ambiente, immerso nel verde e particolarmente gradevole e luminoso. Abbiamo dotato il Centro di locali adeguati e abbiamo rafforzato l’équipe multidisciplinare, puntando su risorse già in forze all’ASL, considerato che ormai è accertato che il trattamento multidisciplinare sia il miglior approccio di cura per chi soffre di un disturbo del comportamento alimentare. All’équipe multidisciplinare è stato dato mandato di predisporre un progetto a valenza aziendale che potenziasse le attività in essere e che mettesse in rete le professionalità coinvolte nella problematica. Il progetto è stato elaborato. Ed è un progetto che definisce un percorso di cura appropriato e chiaro per tutti i cittadini della nostra Azienda che soffrono di disturbi del comportamento alimentare”.
L’équipe multispecialistica dedicata alla cura delle persone affette da disturbi del comportamento alimentare è costituita da medici psichiatri, da psicologi, da medici specializzati in dietetica e nutrizione clinica esperti nel settore tra cui la dottoressa Lilia Gavassa, Responsabile della struttura di Dietetica e Nutrizione Clinica dell’Azienda, e da dietiste esperte nel settore. Operatori che, peraltro, possono avvalersi delle consulenze dei medici della Medicina di Lanzo, della struttura di Recupero e Rieducazione Funzionale, dell’Ostetricia e Ginecologia di Cuorgnè e della Medicina Nucleare di Ivrea. Referente aziendale e Coordinatore dell’équipe multispecialistica è la dottoressa Maria Ela Panzeca, medico psichiatra della sede di Ciriè del Dipartimento di Salute Mentale.
Per accedere al Servizio, le persone interessate, i loro familiari, i medici di famiglia o gli altri Servizi invianti, potranno prendere contatto con il servizio di accoglienza del Centro presso l’Ospedale di Lanzo, sede del Servizio. La presa in carico delle persone affette da disturbi del comportamento alimentare prevede l’accoglienza da parte di operatori appositamente formati, con accesso dalle 8,30 alle 16,30 dal lunedì al venerdì. Questi operatori garantiscono la prenotazione degli appuntamenti, ricevono le persone interessate e le loro famiglie e fungono da coordinamento tra le varie figure professionali dell’équipe, non sempre presenti contemporaneamente nel Centro.

Alla fase d’accoglienza segue la prima valutazione clinica, attraverso visite psichiatriche o nutrizionali o congiunte psichiatrico-nutrizionali, e, quindi, la definizione del progetto terapeutico individuale.

L’Unità per la Prevenzione e il Trattamento dei Disturbi del Comportamento Alimentare definisce il progetto terapeutico individuale con l’obiettivo di mantenere la persona assistita nel proprio ambiente di vita. Si privilegia sempre, quindi, il trattamento ambulatoriale.

Trattamento che può prevedere psicoterapia individuale, visite dietologiche e/o terapia dietetica, farmacoterapia, terapia familiare, incontri collettivi psicologico-psichiatrici con le persone interessate, incontri collettivi psichiatrico-dietologici con gli interessati e/o le loro famiglie, gruppi psico-educazionali, gruppi di psicoterapia espressivo-corporea, gruppi di immagine corporea e skill training (potenziamento delle abilità carenti).

Tuttavia, qualora si renda necessario, sarà assicurato il ricovero in Day Hospital nutrizionale (Ospedale di Ivrea), il ricovero in Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura – SPDC (Ospedale di Ivrea) o il ricovero in Medicina (Ospedale di Lanzo).

Il ricovero in Day Hospital nutrizionale a Ivrea è effettuato nei casi di anoressia nervosa e bulimia nervosa, quando si rendano necessari un monitoraggio e un rapporto più stretto tra dietologo/dietista e persona assistita, per la coesistenza di un rischio clinico legato, per esempio, a malnutrizione.
Anche il ricovero in SPDC a Ivrea è previsto nei casi di anoressia nervosa e bulimia nervosa, ma in presenza, per esempio, di elevata frequenza di crisi bulimiche e di abuso importante di metodi purgativi, di pesanti comportamenti autolesivi ed elevato rischio di suicidio, di elevata compresenza di problemi psichiatrici, di conflittualità insostenibile in famiglia o di mancata risposta al trattamento ambulatoriale.

Il ricovero presso la Medicina di Lanzo è limitato alle persone affette da Disturbo da Alimentazione Incontrollata, in presenza, per esempio, di aumento di peso grave, rapido e incontrollabile, con eventuale coesistenza di complicanze internistiche, di abbuffatte compulsive non più controllabili o di mancata risposta al trattamento ambulatoriale. Gli operatori della Medicina saranno formati in modo specifico.
Al termine dell’eventuale ricovero, la persona assistita ritornerà al Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare di Lanzo per una nuova ridefinizione del progetto terapeutico e per la ripresa del percorso di cura.

Poiché le utenti affette da disturbi del comportamento alimentare hanno spesso problematiche ginecologiche e del metabolismo dell’osso (osteoporosi), sono stati costruiti percorsi preferenziali di accesso rispettivamente presso l’Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Cuorgnè e presso la Medicina Nucleare dell’Ospedale di Ivrea.
Infine, ma non per ordine di importanza, è opportuno focalizzare l’attenzione sulla prevenzione.

L’Unità per la Prevenzione e la Cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare, per suo stesso mandato, si attiverà per creare collaborazioni con il territorio e, in particolare, con le scuole, per proseguire un progetto di prevenzione già avviato negli anni precedenti. In quest’ottica, l’Ospedale di Lanzo potrà diventare punto di riferimento e offrire spazi per dibattiti e per momenti di approfondimento aperti alle famiglie e agli operatori.
Anche con l’intervento di esperti, come psicoanalisti e sociologi, con i quali abitualmente l’équipe collabora.

Leggi la notizia

adminReg. Piemonte – Attivato presso Ospedale di Lanzo il Centro aziendale per i DCA.
read more